Total Pageviews

Powered by Blogger.

About Me

La mia foto
Mi chiamo Martina. Sono oggettivamente piena di speranze. In cosa, non si sa. Poco in me stessa, molto nel futuro, troppo nel passato. Ho vissuto sei anni a Torino. Scuola Holden, poi giornalista per il quotidiano La Stampa. Attualmente sono tornata ad Arezzo, dopo sei mesi di densissima vita a Bologna. Ancora devo capire perché.

Disclaimer

  • Le foto su questo blog sono state recuperate da Pinterest e dal web. Nel caso conosceste i nomi dei fotografi, ditemelo. Sarà cosa gradita. Chiaramente i testi sono miei. Chi oserà rubarli / plagiarli / copiarli avrà l'immediata caduta delle dita delle mani, dei piedi, dei capelli e anche un po' di malocchio. Giusto per avvertire.

Contact

Nome

Email *

Messaggio *

venerdì 29 giugno 2012





Nel mentre che la mia pancia sta totalmente spellandosi e io tento di sopperire spalmandovi crema inutile (alle soglie dei trent’anni non è male non saper ancora prendere il sole, sembro un serpente viscido e scivoloso), riflettevo sui primi baci.

È ormai evidente che questo mio blog sia più per gli adolescenti che per i giovani uomini e le giovani donne attanagliati da crisi e peli superflui.
Ma tornate qui, non cancellatelo dai preferiti, continuate invece a diffonderlo nell’aere come una simpatica distrazione.

Perché i baci a cui faccio riferimento non sono quelli di quando avevamo 13, 14 anni. Ed eravamo a scoprire i primi sapori, a riconoscere le salive altrui come qualcosa di estraneo. Al mare, di notte, con la sabbia che entrava tra i capelli e i granelli a mischiarsi con la lingua.
Non quelli. Ma quelli di oggi.

Se ci pensate, è ben peggio.
Allora c’era la voglia di sperimentare, la curiosità di capire.
Oggi c’è ansia da prestazione e indecisione su come potrà andare dopo.

Una cara persona ha detto, una volta, che “non è mai il momento giusto per un primo bacio”.
Io credo che il problema sia tutto quello che ne consegue.

“Se ci baciamo adesso finiamo a letto, è inevitabile, no non è il caso, ho le mutande di Hello Kitty”
“Ho l’alito che sa di birra e sigarette, non ho neppure un chewing-gum, se lo bacio lo faccio svenire”
“E se poi bacia male? E se sbava?”
“Dove? Mi appoggio al muro? Guardo un punto a caso davanti a me? Lo fisso fino al momento in cui prende coraggio? Vado io?”

Non c’è mica da sottovalutare l’attimo prima del primo bacio. O del suo tentativo. 
L’ansia taglia le gambe, gli ormoni volano bassi (l’altezza è quella inguinale). Non si riesce a guardarsi negli occhi, ancor meno a non far sudare le mani. 
Si torna all’adolescenza, non c’è dubbio. Mancherebbero solo gli apparecchi per i denti. 
Però dopo, mentre finalmente ci si bacia, viene da ridere. Come se ci si fosse del tutto scoperti: si possono confessare le cose peggiori, i pensieri più assurdi, tanto ormai il grosso è stato fatto. Niente c’è di più intimo d’un bacio.

Poi c’è un momento di pausa. Una bolla di sapone che si rompe. La realtà che torna a insinuarsi, il saturo delle emozioni svanisce. E rimane solo la preoccupazione lieve per quello che sarà dopo, per quello che potrà nascere oppure no. L’attesa dell’indeterminato.

E poi. E poi ci sono le storie intrecciate, quelle dove non c’è niente di chiaro, quelle che partono per caso e continuano ancora più per caso. Magari nel mentre incontri altre persone, ne recuperi altre dal calderone del passato, ne confronti i termini e tenti di tirare le somme. Non riuscendoci. 

Io a matematica avevo 4 fisso, non è che sappia fare i conti con le questioni d’amore. Proprio no, non ci sperate neppure, al limite so farvi un paio di sottrazioni di dignità.

È buffo. I primi baci sono brutti. Non c’è sincronia, non c’è un grande trasporto. Solo una gran voglia di sciogliere quei nodi e quelle distanze accumulate nel tempo.
Il nodo è allo stomaco, ovviamente. E le distanze ormai nulle. 

Almeno per il momento.







0 commenti:

Posta un commento