Nel mentre che la mia pancia sta totalmente spellandosi e io tento di sopperire spalmandovi crema inutile (alle soglie dei trent’anni non è male non saper ancora prendere il sole, sembro un serpente viscido e scivoloso), riflettevo sui primi baci.
È ormai evidente che questo mio blog sia più per gli adolescenti che per i giovani uomini e le giovani donne attanagliati da crisi e peli superflui.
Ma tornate qui, non cancellatelo dai preferiti, continuate invece a diffonderlo nell’aere come una simpatica distrazione.
Perché i baci a cui faccio riferimento non sono quelli di quando avevamo 13, 14 anni. Ed eravamo a scoprire i primi sapori, a riconoscere le salive altrui come qualcosa di estraneo. Al mare, di notte, con la sabbia che entrava tra i capelli e i granelli a mischiarsi con la lingua.
Non quelli. Ma quelli di oggi.
Se ci pensate, è ben peggio.
Allora c’era la voglia di sperimentare, la curiosità di capire.
Oggi c’è ansia da prestazione e indecisione su come potrà andare dopo.
Una cara persona ha detto, una volta, che “non è mai il momento giusto per un primo bacio”.
Io credo che il problema sia tutto quello che ne consegue.
“Se ci baciamo adesso finiamo a letto, è inevitabile, no non è il caso, ho le mutande di Hello Kitty”
“Ho l’alito che sa di birra e sigarette, non ho neppure un chewing-gum, se lo bacio lo faccio svenire”
“E se poi bacia male? E se sbava?”
“Dove? Mi appoggio al muro? Guardo un punto a caso davanti a me? Lo fisso fino al momento in cui prende coraggio? Vado io?”
Non c’è mica da sottovalutare l’attimo prima del primo bacio. O del suo tentativo.
L’ansia taglia le gambe, gli ormoni volano bassi (l’altezza è quella inguinale). Non si riesce a guardarsi negli occhi, ancor meno a non far sudare le mani.
Si torna all’adolescenza, non c’è dubbio. Mancherebbero solo gli apparecchi per i denti.
Però dopo, mentre finalmente ci si bacia, viene da ridere. Come se ci si fosse del tutto scoperti: si possono confessare le cose peggiori, i pensieri più assurdi, tanto ormai il grosso è stato fatto. Niente c’è di più intimo d’un bacio.
Poi c’è un momento di pausa. Una bolla di sapone che si rompe. La realtà che torna a insinuarsi, il saturo delle emozioni svanisce. E rimane solo la preoccupazione lieve per quello che sarà dopo, per quello che potrà nascere oppure no. L’attesa dell’indeterminato.
E poi. E poi ci sono le storie intrecciate, quelle dove non c’è niente di chiaro, quelle che partono per caso e continuano ancora più per caso. Magari nel mentre incontri altre persone, ne recuperi altre dal calderone del passato, ne confronti i termini e tenti di tirare le somme. Non riuscendoci.
Io a matematica avevo 4 fisso, non è che sappia fare i conti con le questioni d’amore. Proprio no, non ci sperate neppure, al limite so farvi un paio di sottrazioni di dignità.
È buffo. I primi baci sono brutti. Non c’è sincronia, non c’è un grande trasporto. Solo una gran voglia di sciogliere quei nodi e quelle distanze accumulate nel tempo.
Il nodo è allo stomaco, ovviamente. E le distanze ormai nulle.
Almeno per il momento.
0 commenti:
Posta un commento