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Mi chiamo Martina. Sono oggettivamente piena di speranze. In cosa, non si sa. Poco in me stessa, molto nel futuro, troppo nel passato. Ho vissuto sei anni a Torino. Scuola Holden, poi giornalista per il quotidiano La Stampa. Attualmente sono tornata ad Arezzo, dopo sei mesi di densissima vita a Bologna. Ancora devo capire perché.

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  • Le foto su questo blog sono state recuperate da Pinterest e dal web. Nel caso conosceste i nomi dei fotografi, ditemelo. Sarà cosa gradita. Chiaramente i testi sono miei. Chi oserà rubarli / plagiarli / copiarli avrà l'immediata caduta delle dita delle mani, dei piedi, dei capelli e anche un po' di malocchio. Giusto per avvertire.

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mercoledì 27 giugno 2012





Decidere di farlo è stata la decisione più difficile della mia vita.
Dico iniziare il romanzo. Che avete capito, per il resto arrivate tardi...

Oddio, non che abbia proprio iniziato. Insomma, c’è la volontà. Un’intenzione sospinta dal non fare un cazzo ogni giorno, dall’essere in un periodo di totale e completo cambiamento, senza escludere il pepe al culo di tutte quelle persone che ho intorno qua a Bologna, come se fossimo tutti orfani erranti ritrovati qui per volontà più che per caso. Sante affinità elettive.

Comunque. Gli amici non c’entrano niente.
Oddio, in realtà c’entrano tutto. Pure troppo a tratti, dato che io non faccio altro che ascoltare i consigli di chiunque.

“devi scrivere la tua, di vita, hai avuto così tante sfighe che la gente potrà solo riderne”
“scrivi in maniera semplice, quando ti si legge non si capisce un cazzo”
“te i romanzi mica li sai scrivere, continua col blog, diventa la nuova Guia”
“buttati sul pornosoft”
“ma le poesie non ti piacciono? Manca una nuova giovane poetessa melodrammatica in Italia”
“dalla a qualcuno e fatti scrivere un romanzo a tuo nome”

Ecco. Potete ben capire che, in quanto a confusione, ce ne sia a sufficienza.
Non è che parta avvantaggiata, diciamo. 
Anche se poi, di idee, in fondo e in fine ne ho un sacco. Però appunto, sono idee. 
Ovvero, quel-qualcosa-di-astratto-che-non-riuscirò-mai-a-concretizzare. 
Sono una stronza, sul serio. E con me stessa. Proprio non riesco a farmi da una parte e organizzarmi. Vivo in un universo parallelo, a cinque metri da terra (ho detto cinque metri da terra, non tre metri sopra il cielo, mi raccomando), dove è tutto sempre bellissimo o terribilmente drammatico. Le vie di mezzo non so cosa siano, così come il venire a patti con la realtà. Realtà? What’s realtà? Uff.

Però sono giunta a un compromesso. Con la mia pigrizia soprattutto.
Scriverò di tutti voi. Sì, è una minaccia.
Nel senso, di me in relazione a voi. Sarete i protagonisti indiretti del mio (eventuale) accumulo di parole, definirlo romanzo mi pare un po’ azzardato.
Ok, cambierò i nomi e qualche dettaglio, certo, però saprete riconoscervi perfettamente. Altro che Dan di Gossip Girl (ok, ho visto tutte le stagioni, va bene? Sono dipendente dai vestiti di quelle donne, dal loro sculettare languido, e ancor più dalla totale assenza di talento che hanno i protagonisti, pur facendo i lavori più fighi della storia, mannaggia a loro), sarò io la vera voce della mia generazione (per lo meno di quella frangia di fallimentari sognatori senza futuro alcuno). 
Scusate, adesso torno nei ranghi. Mi ha fatto male vedere tutta la prima serie di Girls in 5 ore, di filato, senza quasi andare a fare la pipì. Chiamatemi Hannah.

Dicevo, scriverò in effetti della mia vita, di tutte quelle folli situazioni ai limiti del paradossale che mi sono capitate negli ultimi cinque-sei anni. Dal “ti amo ma non è vero” al “scusa, la mia ex è incinta, torno da lei”. Ovviamente ci metterò anche lui, Satana, Daredevil, insomma il cieco di merda ©. Si merita il posto di mostro finale, lui. 

Comunque. 
Inutile specificare che non abbia la minima idea di come strutturarlo, un romanzo. Non so da dove partire, come svilupparlo, e soprattutto come terminarlo. Serve un ordine, un progetto, una scaletta. La capacità di saper decidere.
Ma si sa, di chiaro nella mia vita c’è ben poco. 

Magari sarà la volta buona che riuscirò a dare un ordine alla confusione emozionale che c’è dentro.
Facciamo finta di crederci, và.




12 commenti:

  1. Vuoi scrivere una sorta di diario/biografia col senno di poi?

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  2. No, niente senno di poi. Semplicemente, una storia. Traendo ispirazione da tutto quello che c'è intorno. Ne accadono così tante che spesso è superfluo inventare...

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  3. Eh.. lo so bene: è che quello che accade, per farlo diventare una storia, andrebbe strutturato, in qualche modo..

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  4. È quello che non riesco a fare. Ancora. Però mi do buone speranze per riuscirci :)

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  5. Anche a me piacerebbe MOLTO tornare a scrivere: manca il tempo, più che altro servirebbe un progetto..

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  6. Penso che potrebbe anche essere interessante comporre un qualcosa a distanza: in fondo, ti conosco più per quel che scrivi che di persona. :)

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  7. Immagino che il tempo si possa sempre trovare. A costo di non dormire la notte, quando c'è una volontà forte. Un bisogno atavico.
    E quando non c'è la pigrizia a bloccare tutto!

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  8. Un bisogno atavico non si scardina con della volgare pigrizia.

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  9. Infatti.
    Probabilmente il mio bisogno non è così forte, a quanto pare.

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  10. Non buttarti giù, rimboccati le maniche! ;)

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  11. Provo a farlo...
    (questa cosa che sei anonimo non so se mi piace o se mi mette difficoltà)

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  12. So che può mettere in difficoltà, ma non essendoci nulla di malvagio, stai tranquilla.. e scrivi, che sei piuttosto brava!

    Potrebbe addirittura nascere da qui un progetto: "misterioso Anonimo che scrive sul mio blog".. Un po' banale, ma.. :)

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