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Mi chiamo Martina. Sono oggettivamente piena di speranze. In cosa, non si sa. Poco in me stessa, molto nel futuro, troppo nel passato. Ho vissuto sei anni a Torino. Scuola Holden, poi giornalista per il quotidiano La Stampa. Attualmente sono tornata ad Arezzo, dopo sei mesi di densissima vita a Bologna. Ancora devo capire perché.

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  • Le foto su questo blog sono state recuperate da Pinterest e dal web. Nel caso conosceste i nomi dei fotografi, ditemelo. Sarà cosa gradita. Chiaramente i testi sono miei. Chi oserà rubarli / plagiarli / copiarli avrà l'immediata caduta delle dita delle mani, dei piedi, dei capelli e anche un po' di malocchio. Giusto per avvertire.

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mercoledì 19 settembre 2012




Ci sono dei giorni - come oggi, d’accordo, ma in generale in ogni momento che non sia estate, costellato da depressione sonnolenta, fastidio per qualsiasi cosa abbia vita e capacità solo di muovere il pollice per cambiare canale - in cui si prova un’avversione atavica nei confronti dell’umanità intera. Quando anche il pensare alla propria madre, alla dolce metà al lavoro, alla vicina di casa figa procura un rigurgito di (poco) velato malcontento. 
Per evitare di uscire con una lupara e provocare un genocidio, l’unica salvezza è la televisione. Indirizzare l’heine (l’odio chiama odio, cit.) verso quei personaggioni ripieni di botox e imbecillità ignorati da alcuni, adorati da molti, esecrati da me fa sentire davvero, davvero meglio. 
Ecco a voi parte di quella schiera di manichini di sesso femminile dal sorriso troppo bianco per risultare credibile che vorrei nel mezzo durante uno scontro no tav/polizia.

BARBARA GULIENETTI
Ora. Io vorrei che qualcuno con una parvenza di minimo senso del gusto provi a spiegarmi come un simile elemento riesca a condurre un programma di successo su RealTime. Lei è: insignificante. Manualmente una schiappa (non approfondiamo l’argomento: scivolare sul porno è semplice). Priva di simpatia. Incapace di creare un ambiente accogliente. Con l’unica capacità di trasformare un semplice oggetto utile in qualcosa di orripilante e, tendenzialmente, disutile (anche questa è opera di mia madre. i neologismi casuali, che meraviglia).
È la mia nuova, meravigliosa valvola di sfogo: maledire lei e le sue borsette fatte con un reggiseno vecchio dà un certo tono.

BENEDETTA PARODI
Io lei credo di odiarla. No, davvero, lei e quel suo buonismo da madre modella di figli monelli modelli nella cucina modella tra piatti modello. Non ci si fa. Valutando che è lì solo perché la sorella è stata un mezzobusto di riferimento (?), credo di considerare il suo spessore uguale a quello di una crêpe.
La cosa grave è che mia madre ha comprato il suo libro (sì, compra solo libri in vetta alla classifica: tra le 50 sfumature e questo si dimostra la perfetta cinquantenne italiana) e posso assicurare che le sue ricette sono prive di gusto. Mangiare una galletta di riso ha più dignità.

MANUELA MORENO
Ogni volta che guardo il Tg2, i miei occhi non possono fare a meno di rimanere ipnotizzati dal suo labbro superiore. Insomma, quel salsicciotto di silicone immobile che sta appoggiato sotto il naso. È più forte di me, non ascolto nemmeno ciò che dice, il televisore mostra solo quel dettaglio.
L’altro giorno, per dire, sopra il labbro aveva tre puntini bianchi. Uno due tre. Credo ognuno per ogni siringa di botulino fatta poco prima. 
Immagino che non riesca bene a farsi il bagno: starà a galla più di una Barbie. Favolosa, senz’ombra di dubbio.

BARBARA D’URSO
Lei è l’emblema delle presentatrici tv, la matrigna di Biancaneve, la strega della Bella Addormentata. La donna che mangia sulla tragedie altrui, colei che sicuramente nasconde cipolle sotto lo sgabello da tirar fuori quando non è inquadrata per poter piangere a comando, la signora che ha reso l’ipocrisia l’unico dogma della propria vita. E che fa espressioni così poco credibili che persino gli attori (?) di Centovetrine potrebbero vincere un Oscar.
Ecco, io a lei auguro che le si sciolga la faccia. Non solo il trucco quando fa finta di commuoversi.


Ok, la botta di acidità giornaliera è terminata. Ora sto meglio.


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