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About Me

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Mi chiamo Martina. Sono oggettivamente piena di speranze. In cosa, non si sa. Poco in me stessa, molto nel futuro, troppo nel passato. Ho vissuto sei anni a Torino. Scuola Holden, poi giornalista per il quotidiano La Stampa. Attualmente sono tornata ad Arezzo, dopo sei mesi di densissima vita a Bologna. Ancora devo capire perché.

Disclaimer

  • Le foto su questo blog sono state recuperate da Pinterest e dal web. Nel caso conosceste i nomi dei fotografi, ditemelo. Sarà cosa gradita. Chiaramente i testi sono miei. Chi oserà rubarli / plagiarli / copiarli avrà l'immediata caduta delle dita delle mani, dei piedi, dei capelli e anche un po' di malocchio. Giusto per avvertire.

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mercoledì 13 giugno 2012




Trovo sia stupefacente la capacità che ho di perdere tempo.
Per dire.
Più di un’ora fa mi sono detta “oh, basta, adesso ricomincio a scrivere. Due cagate eh, giusto per riprendere l’allenamento, per rimanere in forma, avere il fisico perfetto per l’estate" (uhm, in effetti. Dimagrire e scrivere sono due preoccupazioni costanti, negli ultimi giorni. I campi semantici s’intrecciano).

Poi, nel mezzo, ho:

  • pulito il bagno per la terza volta in questa settimana
  • messo in ordine l’armadio
  • sistemato le scarpe in ordine cromatico
  • fatto foto da hipster come una quindicenne, pure un po' da troia
  • parlato/litigato/bestemmiato con mia madre al telefono
  • usato le lenzuola come mantello dell’invisibilità dietro cui nascondermi per proteggermi dall’orrore del mondo, ma si vede che non ha funzionato dato che continuo ad essere appesantita dallo stesso carico di merda
  • aggiunto compulsivamente foto su pinterest, cliccando col mouse alla velocità della luce (tunnel carpale addio)
  • compreso quanto tutto sia abbastanza inutile, dunque forse scrivere qualcosa potrebbe essere l’unico modo per sfogarmi ed evitare di fumare quarantasei sigarette in mezz’ora.

Ognuno ha le proprie peculiarità. Le proprie carte vincenti, un campo in cui eccellere.
Ecco. Io so perdere benissimo il tempo.

(È passata un’altra mezz’ora, ho fatto il caffè, l’ho corretto col latte, ho fumato una sigaretta e, visto che c’ero, ho pure caricato la lavastoviglie. Che donna attiva.)

Pensatela come volete, ma è un’arte. Il procrastinare è mestiere mica da tutti.
Certo, nel mentre perdi buona parte della tua vita a non fare un cazzo, ma vuoi mettere la soddisfazione?
Che poi è buffo seguire il percorso. Guardate con me, proprio da lì, dall’inizio.
Io parto gasatissima. Entusiasmo a palla, so che ho le capacità per fare tutto quello che ho in mente. E forse anche meglio di come immagini. In testa è tutto molto chiaro, sempre, i passi da compiere, le riverenze, i volteggi, tutto.
Faccio per passare alla pratica. Qui si rompe qualcosa. È come se il corpo non rispondesse ai comandi. Come se fosse guasta la comunicazione tra pensiero e azione. Una totale disadattata.

Qualcuno, una volta, mi disse che sono un condominio di personalità.
Perfetto, si vede che la maggior parte degli inquilini è una barca di stronzi. Gente che, durante le riunioni, non aspetta altro per attaccar briga.
Tipo la vecchiarda del quinto piano, che insiste a dire di essere vedova, anche se tutti sanno che suo marito è scappato con la ex (una storia vera: le mie ultime relazioni hanno questo plot. Giuro). O il giovine scapolo del primo piano, sempre a fare il grosso, ma che in fondo fa lavori ridicoli solo perché è terrorizzato dal mettersi in gioco. Per non parlare della portinaia: la donna che dovrebbe curare e gestire il palazzo, rendere quieti i rapporti tra il vicinato, ma che invece non fa altro che impicciarsi dei fatti di chiunque. Un modo come un altro per evitare di pensare alla pochezza della propria vita.

Io ho questo condominio, dentro. Ora spiegatemi come posso fare a insegnare a ciascuno di loro la collaborazione per evitare il baratro.
No, spiegatemelo. E visto che ci siete, trovate al giovine un lavoro. E pure a me.

Va bene. Devo smetterla di giocare a The Sims.




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