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Mi chiamo Martina. Sono oggettivamente piena di speranze. In cosa, non si sa. Poco in me stessa, molto nel futuro, troppo nel passato. Ho vissuto sei anni a Torino. Scuola Holden, poi giornalista per il quotidiano La Stampa. Attualmente sono tornata ad Arezzo, dopo sei mesi di densissima vita a Bologna. Ancora devo capire perché.

Disclaimer

  • Le foto su questo blog sono state recuperate da Pinterest e dal web. Nel caso conosceste i nomi dei fotografi, ditemelo. Sarà cosa gradita. Chiaramente i testi sono miei. Chi oserà rubarli / plagiarli / copiarli avrà l'immediata caduta delle dita delle mani, dei piedi, dei capelli e anche un po' di malocchio. Giusto per avvertire.

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sabato 23 giugno 2012





Arriva sempre, e non sai mica come.
Dico il momento in cui, qualsiasi cosa tu stia facendo, ti scatta qualcosa e poi non vedi più niente come un istante prima.

Cioè, sicuramente non è un'epifania, e neppure un'indicazione divina. è giusto il tuo cervello che si dice - tu ne sei all'oscuro, ovvio, le scelte migliori mica le fai con coscienza, la tua testa e il tuo cuore si riservano il diritto di gestirti come più amano, insomma alla fine sei solo un burattino nelle loro mani, e ringrazia che sia così - che è arrivato il tempo.

Di prendere consapevolezza, di fare il punto della situazione. Della vita, insomma. Però non con angoscia, sia chiaro. Ma con voglia di rivalsa. Di movimento, di frenesia. Perché di tempo ne è stato sprecato fin troppo.

Sarà stato cambiare l'ennesima città. Sarà stato il trovare persone nuove che mi hanno versato nelle vene voglia di vivere in maniera così semplice che, in confronto, passarsi il sale a tavola è un'impresa. Saranno stati i mille ostacoli di questi ultimi tempi, la grinta da dover tirar fuori, i picchi e gli abissi, le serate sprecate e quelle vissute fino all'ultimo sorso. Di birra e di gioia.
Ma riconoscersi, dopo anni, è davvero episodio degno di nota. 

Non che abbia risolto niente, questo è chiaro. Perditempo e procrastinatrice lo sono nata, e temo morirò tale.

Però, in determinati momenti a casaccio nella vita - costellazioni sconosciute, è un po' come guardare il cielo da un'altra prospettiva, cambia tutto, l'unica reazione possibile è la meraviglia e la riconoscenza - capita che non debba servire altro. Se non la semplicità di esserci, sentirsi, e un'immensa gratitudine nei confronti dell'universo. 

C'è chi sceglie la religione. Io credo di aver scelto la fiducia.

Di girarsi, in una notte fragrante di afa e asfalto caldo, e vedere che tutto è al suo posto. In un'entropia indispensabile. Su una bici dalla catena rumorosa, a piedi a testa bassa o fermo a un semaforo arancione. Tutto è lì. Basta saperlo vedere.

Ho iniziato a farlo. E non c'è da fermarsi, se non per legarsi una scarpa ogni tanto.




1 commento:

  1. Ciao :) Mi piace Sylvia Plath, e mi piace come scrivi. Mi ritrovo in molte cose (non solo di questo post), per esempio anch'io sono perditempo e procrastinatrice, e ho sperimentato quei momento di novità e meraviglia, in cui senti che qualcosa cambia in te e sei pronta a iniziare mille nuove avventure. Quello che non riesco ancora a fare è tenermi viva questa sensazione abbastanza a lungo da usarla costruttivamente..ma vabè..imparerò, forse! Ancora complimenti e a presto :)

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