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Mi chiamo Martina. Sono oggettivamente piena di speranze. In cosa, non si sa. Poco in me stessa, molto nel futuro, troppo nel passato. Ho vissuto sei anni a Torino. Scuola Holden, poi giornalista per il quotidiano La Stampa. Attualmente sono tornata ad Arezzo, dopo sei mesi di densissima vita a Bologna. Ancora devo capire perché.

Disclaimer

  • Le foto su questo blog sono state recuperate da Pinterest e dal web. Nel caso conosceste i nomi dei fotografi, ditemelo. Sarà cosa gradita. Chiaramente i testi sono miei. Chi oserà rubarli / plagiarli / copiarli avrà l'immediata caduta delle dita delle mani, dei piedi, dei capelli e anche un po' di malocchio. Giusto per avvertire.

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giovedì 17 ottobre 2013





Lavare la macchina, soprattutto il suo interno, per una donna spesso corrisponde ad azione così pesante e drammatica da essere procrastinata fino a data da definirsi.
Incredibile come le abitazioni femminili siano intonse e linde come una sala d’ospedale, e come le macchine di proprietà ginecetica siano paragonabili al secchio della monnezza.

Io, solitamente, lavo l’auto - se va bene - una volta all’anno.
L’esterno non è un problema: ci pensa la pioggia. L’unico inconveniente possono essere le malefiche cacche dei malefici piccioni, ma con una rapida passata di tubo di gomma - e successiva grattugiata con spugna - passa la paura. 

L’interno, l’interno è argomento a parte. 
Per rimandare il lavaggio a lunedì ventordici uso le seguenti scuse, spesso anche tutte insieme:
- non ho tempo. Devo frequentare un corso di yoga/riposare gli occhi/distendermi un’ora/andare in libreria/cercare ginger ale in tutta la città
  • eh, tanto sta per piovere, che senso ha pulirla? 
  • non so dove ho messo l’aspirapolvere
  • ho finito il Vetril
  • macchè, è a posto, basta soffiare via un po’ di cenere ed è come nuova

Tutto questo riesce a ridurre un’automobile più simile a una discarica che a un mezzo di trasporto.

Ricordo la macchina di una mia insegnante al liceo: appoggiando il viso al finestrino, ovviamente sporco di uno strato di polvere che nemmeno nelle case abbandonate, si potevano vedere relitti di confezioni di Crispy McBacon, volantini dell’Ipercoop, bottiglie di plastica, buste di carta, multe non pagate, cappotti dell’inverno precedente, un cuscino, trucchi sparsi, pacchetti di sigarette vuoti, libri senza più copertina. 
Probabilmente viveva lì dentro, a pensarci bene.
Giurai che quella non sarebbe stata la mia fine. È altresì ovvio che stia facendo di tutto per diventare come lei, ma tant’è. 

Poi arriva il momento in cui la dignità prende il sopravvento, principalmente perché si teme che, nel fare anche solo un breve tragitto in auto, si possa rischiare di sporcare il vestito appena lavato solamente poggiando il culo sul sedile. 
Così ci si arma di tutto l’occorrente. Rassegnazione, aspirapolvere, panno, detergente, sgrassatore, secchio della spazzatura. Molto grande, ecco. 

La pulizia, se fatta una volta all’anno come da prescrizione, regala infinite sorprese.

Avete presente quella spilla che era della povera nonna, persa chissà dove, a cui avete pensato per molti giorni? Molto bene. Era sotto il sedile. E quella sigaretta elettronica, creduta smarrita in un locale dopo l’ennesima serata di baldoria? Avevate dimenticato di controllare tra i cd. Senza tralasciare le forcine, gli orecchini, gli occhiali da sole. Gli accendini. Funzionanti, per lo più. E i soldi. Così tante monete da avere abbastanza credito per un sabato sera.

Dopo un’oretta, la macchina torna ad avere una parvenza di normalità. Non sa più di portacenere bagnato, si può toccare la radio senza doversi pulire il dito sporco di polvere, è possibile sedersi anche dietro senza dover scrostare sedimentazioni di buste, ombrelli e maglioni. 


Ma non v’illudete: l’entropia è sempre dietro l’angolo.



2 commenti:

  1. 1) hai la macchina?
    2) lavi la macchina degli insetti che fanno croc?
    3) gli insetti fanno croc perché dotati di esoscheletro: per cui lo sploc lo senti[resti] dopo.
    Per contro, il gattino, dotato di endoscheletro, prima farebbe sploc e il croc solo quando si spezzano gli ossicini.
    Se fossi una scienziata passeresti alla verifica sperimentale.

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    1. Guarda che è un trauma sentire qualcosa schiacciarsi sotto il piede, o sotto un libro, o insomma da qualsiasi parte. Quel rumore là mette i brividi.
      Comunque sì, ho la macchina, fa schifo e ci sono le zanzare dentro.

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