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La mia foto
Mi chiamo Martina. Sono oggettivamente piena di speranze. In cosa, non si sa. Poco in me stessa, molto nel futuro, troppo nel passato. Ho vissuto sei anni a Torino. Scuola Holden, poi giornalista per il quotidiano La Stampa. Attualmente sono tornata ad Arezzo, dopo sei mesi di densissima vita a Bologna. Ancora devo capire perché.

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  • Le foto su questo blog sono state recuperate da Pinterest e dal web. Nel caso conosceste i nomi dei fotografi, ditemelo. Sarà cosa gradita. Chiaramente i testi sono miei. Chi oserà rubarli / plagiarli / copiarli avrà l'immediata caduta delle dita delle mani, dei piedi, dei capelli e anche un po' di malocchio. Giusto per avvertire.

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sabato 19 ottobre 2013





Fu la frase epica di una mia amica che, non troppo tempo fa, dopo i bagordi dell’ultimo dell’anno ebbe un po’ di problemi nel contenimento dei liquidi, diciamo così.
Da allora è stata costantemente presa per il culo, una sorta di bersaglio facile dallo stomaco debole. 
Ecco. Fino ad adesso.

Sono sul letto. Il piumone a fare da sudario, una felpa col cappuccio a nascondermi, una camomilla accanto, un’aspirina dentro lo stomaco, svariati ricordi della notte di ieri assenti e la netta percezione che il mio corpo mi stia mandando dei segnali piuttosto evidenti del suo disagio.

Capisci di stare invecchiando quando, il giorno dopo una serata alcolica, sembra che ti abbiano messo sotto con un camion. E deliberatamente fatto marcia indietro e ripassato sul corpo inerme.
Io non ero così. Cioè, un mio orgoglio era poter dire “mantengo sempre alta la dignità persino quando alzo il gomito”

Non più.

Non quando fai finta di essere sobria e in realtà fai fatica a rimanere in equilibrio.
Non quando ti rovesci addosso, da seduta, mezzo bicchiere di White Russian e l’unica cosa che ti viene in mente è lo spreco di alcool, mica gli stivali da buttare. 
Non quando sei convinta di fare discorsi interessanti e con un certo livello di profondità e, invece, chi ti ascolta recepisce solo gorgoglii e farfugli.
Non quando non ricordi le persone che hai visto, con cui hai parlato e riso per una buona mezz’ora.
Non quando, nel bel mezzo di una conversazione seria, fermi la persona che parla alzando la mano in segno di stop e, con educazione, esclami “scusa un attimo, vado a vomitare”. 
Non quando, in un hangover degno dei migliori film americani, ti riduci a cercare su google le parole "rimedi per il doposbronza".


No, la dignità credo di averla affogata in qualche bicchiere di troppo.





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